Colle S. Lucia

GRUPPO DI COLLE SANTA LUCIA
Data Costituzione: 1971
Forza del gruppo al 31/12/2013: Alpini 7 – Aggregati 0
Forza del gruppo al 31/12/2014: Alpini 7 – Aggregati 0
Forza del gruppo al 31/12/2015: Alpini 16 – Aggregati 0
Forza del gruppo al 31/12/2016: Alpini 12 – Aggregati 0
Forza del gruppo al 31/12/2017: Alpini 12 – Aggregati 0
Forza del gruppo al 31/12/2018: Alpini 12 – Aggregati 0
Forza del gruppo al 31/12/2019: Alpini 12 – Aggregati 0
Forza del gruppo al 31/12/2020: Alpini 12 – Aggregati 0
Forza del gruppo al 31/12/2021: Alpini 12 – Aggregati 0
Forza del gruppo al 31/12/2022: Alpini 12 – Aggregati 0
Forza del gruppo al 31/12/2023: Alpini 12 – Aggregati 0
 

Capogruppo in carica
Palabazzer Vittorio – Via Codalonga, 9 – 32020 Colle S. Lucia 

Notizie storiche dal Gruppo
Il Comune di Colle S. Lucia, prima della guerra 1915-18, faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico, mentre quello confinante di Selva di Cadore era territorio italiano. Terra quindi di confine, come quella di Livinallongo del Col di Lana. Nel registro dei soci fondatori del Gruppo di Selva di Cadore del 1942 troviamo due annotazioni: “Dariz Luigi fu Pietro Antonio classe 1906 Pallua Andrea di Giuseppe classe 1911 passato al plotone di Colle”. Ciò ci conferma che almeno nel 1942 esisteva in quella zona un Gruppo dell’Associazione Nazionale Alpini, dipendente gerarchicamente, si presume, dalla Sezione di Livinallongo, comandata dal dottor Carlo Mammi ufficiale veterinario.

Gli eventi bellici e la chiamata dei giovani nella Polizia delle Prealpi nell’esercito tedesco dopo l’8 settembre 1943, la deportazione di altri, come il prof. Arnaldo Colleselli, determinarono lo scioglimento di quel gruppo di alpini. La ricostru­zione avverrà solo nel 1971 e Cirillo Pallua sarà il primo Capo Gruppo oltre che promotore.

Rimarrà in carica fino al 1981. In sostituzione, perché impegnato in altre zone per lavoro, venne eletto Giorgio Pallua fino al 1984. Dal 1984 al 1987 fu eletto Giulio Bernardi. Dal 1988 al 1998 i presidenti furono due, Leopoldo Lezuo e Giorgio Pallua. Nel novembre 1998 è stato eletto Daniele Dell’Andrea.

Nel 1985 anche con la determinante spinta di entusiasmo del sen. Arnaldo Colleselli, sindaco di queI Comune, si è dato il via ai lavori per la costruzione di una chiesetta alpina in una panoramica zona del Passo Giau proprio nella zona degli appresta­menti militari durante la guerra 1915-18 che fu lassù teatro di cruente e stupende gesta dei reparti alpini, in particolare del nostro Battaglione Monte Pelmo che prendeva nome dalla vicina e sovrastante montagna, soprannominata “caregon del Padreterno”.

Il 24 agosto 1986 venne inaugurata la cappella alpina di Fedare, sorta per onorare non solo i caduti di Colle S.Lucia, ma anche quelli dei paesi vicini e delle nazioni confinanti, “affinché un unico sentimento di affetto e di pietà stringa in un abbraccio imperituro quanti lasciarono la vita sui campi di battaglia”. Erano presenti il Sindaco sen. Arnaldo Colleselli, 1°cap. degli alpini che disse: “La chiesetta sia collegata alla memoria e alle onoranze dei caduti di tutte le guerre affinché il loro sacrificio sia esaltato nel ricordo, nella fede e nell’amore fraterno”.

Prese la parola inoltre Franz Niedermayer, rappresentante delle truppe bavaresi, truppe che hanno stretto un legame di sangue e di morte indissolubile con i nostri monti per aver partecipato ai sanguinosi combattimenti del Col di Lana fin dall’inizio della guerra.

Tra i presenti l’Arciduca Martino d’Austria in rappresentanza di Otto d’Asburgo, parlamentare europeo; il ministro Costante Degan, il senatore Angelo Pavan, l’on. Gianfranco Orsini e il comm. Buno Zanetti della Sezione A.N.A. di Belluno, nonché il Vescovo di Belluno mons. Maffeo Ducoli. Foltissimi gli alpini, in gran parte in congedo, contraddistinti dal tradizionale cappello. Circolava un’aria di festa religiosa, civile e campestre insieme. Si è trattato insomma di un’occasione non facilmente ripetibile per incontrarsi in tanti e stringersi intorno alla neonata cappella, simbolo di una ritrovata fiducia nell’uomo e nella sua volontà di convivere pacificamente con tutti.