Premio Fedeltà alla montagna

PREMIO FEDELTA' ALLA MONTAGNA
Opera dell’architetto Ennio Cervi di Trieste, rappresenta una radice che esce dalla roccia; la radice sembra abbracciare la montagna per non separarsi da essa.

Riportiamo alcune note a ricordo del lavoro duro, di quello che sporca le mani, di quello bagnato dal sudore, poco riconosciuto, spesso dimenticato ma ugualmente offerto alla collettività delle nostre genti.

I premiati sono soltanto singoli esempi di tanti altri alpini che proposti e non nominati, restano comunque nel nostro  ricordo e soprattutto a loro si deve eguale riconoscenza.
 
L’A.N.A., che ad ogni minaccia di cambiamenti nelle Truppe Alpine si è sempre battuta, invocando la continuità del montanaro che diventa Alpino per poi tornare montanaro, nel quadro di una tradizione che costituisce la forza delle nostre vallate e dei nostri reparti alpini, ha voluto e saputo – tramite il premio “Fedeltà alla Montagna” – valorizzare e gestire tale concetto, con risultati a tutt’oggi soddisfacenti e di stimolanti prospettive per l’avvenire.
 

Il premio è stato istituito dal C.D.N. nel 1971, su proposta del prof. Galli, con lo scopo di stimolare i soci ad un’attività precipuamente rivolta ad un effettivo miglioramento dei rispettivi insediamenti, al pascolo, alla baita, alla stalla, nonché alla volontà di non abbandonare l’ambiente nel quale vivono e operano.

PREMI FEDELTA' ALLA MONTAGNA - SEZIONE DI BELLUNO
Toni Dorigo a destra
Il 26 settembre 1981, il Presidente Nazionale Vittorio Trentini ha consegnato il premio (L. 6.000.000 che verrà impiegato per la costruzione di un ricovero per pastori della mandria all’alpeggio sul Col di Lana) dopo che i commissari Chies, Innocenti e Morani avevano fatto un sopralluogo rendendosi conto dell’impegno che otto pastori mettevano per gestire la malga Castello con 80 capi, la malga Corte con 136 capi e quella Arabba-Ornella con 115 capi.
 

Esemplari le parole di ringraziamento di Toni Dorigo:

” … Soltanto gli alpini potevano e possono comprendere così bene il valore della terra e l’importanza di rimanere attaccati alle nostre comuni radici. 
Perciò questo premio vale anche un grazie ai nostri antenati che, per primi e con maggiori fatiche di noi, hanno falciato questi prati, hanno costruito le case e i fienili, sasso sopra sasso, tronco sopra tronco, lasciandoci in eredità insieme al patrimonio aziendale forse modesto, un grande retaggio di fede, di lingua, di usi e costumi che molti ci invidiano perché costituisce una cultura autentica e genuina, fatta di sudore, ma anche di gioie, di cose semplici, ma anche di tanto buon senso, di quella saggezza di montanari che ci sostiene nella perseverante salvaguardia della montagna oggi e – speriamo – nel futuro!”.

“L’Alpino” 1981 da pagina 6 a pagina 8

“Col Maor” 1982 da pagina 9 a pagina 10

Presidente Caprioli consegna a Rolando Lavina

La pittoresca conca dell’Alpago, fa da cornice al premio consegnato per la seconda volta alla Sezione di Belluno.

Rolando Lavina, presidente della cooperativa composta da sei alpini, è anche Capo Gruppo A.N.A. di Borsoi. L’azienda, di tutto rispetto, con la stalla moderna capace di 155 bovini, è dotata delle attrezzature necessarie per la cura dei terreni e relativo sfalcio altrimenti destinati all’abbandono.

Alla conduzione, tutta famigliare, collaborano anche quattro donne – consorti e figlie – che, altre alle mansioni del collettivo, accudiscono naturalmente a quelle insostituibili di … marescialli di cucina.

Ennesima conferma di quella operosità e concordia onnipresente della grande famiglia alpina.

“L’Alpino” 1992 da pagina 18 a pagina 19

“Col Maor” 1992 da pagina 4 a pagina 5

Da destra Osvaldo Saviane, Stella Mennel, Milo e Mirko Fulin, Valentino De Prà, Luca Fulin, Silvia Toigo, Stefano De Prà e i piccoli Riccardo e Giorgia.

La Sezione di Belluno ospita il premio per la terza volta e il Presidente Arrigo Cadore ha parlato del premio come di un “Nobel alla montagna, un riconoscimento per quanti con coscienza e tenacia non abbandonano le valli”. 

La cooperativa “Monte Cavallo” nasce nel 1976 dall’impegno di 9 soci: Valentino, Fabrizio e Stefano De Prà, Osvaldo Saviane, Milo, Luca e Mirko Fulin (tutti alpini), Stella Mennel e Silvia Toigo hanno continuato il lavoro nei pascoli imparato dai genitori. “Nel 1983 quando è iniziata l’attività della cooperativa – racconta Valentino De Prà – da questi pascoli non si ricavava neanche un chilo di fieno: era tutto sassi e la zona era utilizzata come poligono militare. E pur facendo altri lavori per vivere, appena avevamo un momento libero io e gli altri soci ci dedicavamo al prato e agli animali”.

Ci sono voluti ben 19 anni per completare in tutte le sue parti l’azienda agricola, in cui oggi lavorano 9 dipendenti. È una struttura all’avanguardia nel campo dell’allevamento zootecnico, della produzione di latte, della carne e di prodotti caseari, tutti rigorosamente biologici e venduti con il marchio del Centro Caseario Allevatori del Cansiglio. L’azienda si estende su una superficie di 165 ettari, comprensivi di malghe e pascoli. Un’ampia zona in località Col Indes è occupata dall’impianto agricolo: la stalla con 150 vacche di cui una settantina da latte, curata da Attilio Fulin, il locale mungitura automatizzato dal quale ogni giorno si ottengono 21 litri di latte per capo e l’essicatoio per il foraggio. Una struttura che alle tradizionali tecniche ha affiancato le indispensabili moderne tecnologie: la maggior parte delle vacche sono infatti provviste di un bracciale elettronico, applicato sulla zampa posteriore, che ha il compito di segnalare con anticipo malattie e patologie dell’animale: “Non utilizziamo antibiotici – ci tiene a precisare Valentino De Prà – usiamo solo omeopatia, grazie anche alla competenza del nostro veterinario che quotidianamente segue gli animali”.

Oltre ai bovini la cooperativa tiene al pascolo un gregge di agnelli pagotti, una razza di ovini in via d’estinzione e dieci cavalli da monta, utilizzati anche per le escursioni nella vicina foresta del Cansiglio, un’area posta sotto tutela dalla Comunità Europea che gli alpini della cooperativa aiutano a tenere pulita.

Proprio dove si trova il maneggio, qualche centinaia di metri più a Nord dell’azienda agricola, in località Pian Grant, sorge l’agriturismo in cui gli ospiti possono assaggiare tutti i prodotti tipici della zona, le marmellate e i succhi, prodotti raccogliendo i frutti del bosco.

Il presidente Parazzini, ha esaltato lo spirito del premio: “Sintesi dell’uomo alpino che è attaccato alla montagna e lavora duro perché la terra oltre ad essere bassa è in salita”.
Ha poi rivolto l’attenzione su un tema caro alle penne nere, quello della difesa dei reparti alpini in armi, proponendo una parallelo tra il servizio militare e l’utilità che ne deriverebbe per la tutela della montagna: “La difesa dell’ambiente montano non può non iniziare dalla vocazione e dalla passione per la montagna che spesso si rafforza nei mesi di naja. Se si snaturano le Truppe alpine, se si sciolgono le fanfare, si concorre a minare alla base quel delicato equilibrio che è proprio della montagna, della sua gente e della sua cultura. Ciò determinerà una reazione a catena che produrrà la perdita non solo delle nostre tradizioni, ma andrà anche a discapito dell’ambiente montano e di ciò che ad esso è connesso”.
 
“L’Alpino” 2003  a pagina 14 
“In Marcia” 2003  da pagina 8 a pagina 9
Diego Dorigo

Malga Laste è raggiungibile dal paese di Laste per la stradina che sale dapprima verso il rifugio Migogn e da qui prosegue verso il Col de le Casière dove è situata. Da lassù si gode un panorama mozzafiato sulle montagne circostanti, uno tra i più spettacolari di tutte le Dolomiti, e la loro vista ripaga della fatica dell’ascesa, sia chi vi sia giunto a piedi che coloro i quali raggiungono la malga con la loro mountain bike.

La presenza di Malga Laste rende il Col de le Casière un luogo pulito e costantemente curato grazie alla presenza di attività umane che si occupano anche della cura dell’ambiente preservandolo dall’abbandono e dal degrado, anzi valorizzandolo e rendendolo meta appetibile per qualsiasi escursionista.

Il presidio di quel luogo incantevole delle Dolomiti Agordine è affidato alle cure della famiglia Dorigo che lassù, ogni estate, porta avanti con passione l’alpeggio e offre prodotti caseari di alta qualità, oggetto di diversi premi di qualità in passato.

La malga si trova a quota 1868 metri sul livello del mare, è orientata verso mezzogiorno ed è attrezzata con un buon numero di tavolini esterni. È aperta al pubblico con servizio di agriturismo dal 15 giugno al 20 –25 settembre, serve piatti freddi di alimenti tipici locali, quali speck e salame, oltre ai derivati del latte lavorati in malga.

La famiglia Dorigo gestisce la malga dal 1989 e poi, anno dopo anno, l’attività è stata implementata e si è passati da 24 bestie da latte alle 56 del 1998. Nel 2012 a Moé è stata realizzata una stalla nuova dove si producono tre quintali al giorno di latte e formaggi a giorni alterni.

Con il fratello Ezio l’azienda è condotta da Diego Dorigo, alpino del 3° contingente 1993, dapprima recluta alla caserma “Salsa” di Belluno e poi di stanza al distaccamento di Arabba. Rientrato in azienda, nel 1999 Diego sposò Gigliola dalla quale ha avuto tre figli. Nelle attività della stalla di Moè e dalla Malga Laste sono praticamente coinvolti tutti per continuare così una tradizione di famiglia sin da quando finirono la stagione della malga comunale, poi acquisita in gestione.

“L’Alpino” 2016  da pagina 8 a pagina 12

“In Marcia” 2016  da pagina 8 a pagina 9