Chi siamo

L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI

L’Associazione nasce con lo spirito delle Società di Mutuo Soccorso.

Il Re di Sardegna Carlo Alberto concesse nel 1848 uno “Statuto” innovativo per quell’epoca, in quanto concedeva maggiori libertà al popolo, e proprio l’art. 32 della nuova Costituzione riconosceva il diritto per tutti i cittadini di adunarsi pacificamente senz’armi.
 
Ciò permise il costituirsi di “Società di Mutuo Soccorso” con lo scopo dell’attività solidaristica ed assistenziale fra gli associati. Molte furono le associazioni volontarie fra gli appartenenti a diverse categorie sociali (contadini, operai, commercianti, impiegati e appunto anche militari, ecc.) che amministravano in assoluta autonomia dei fondi di previdenza, raccolti nell’ambito dei propri soci.
Qualche anno dopo la III° guerra di indipendenza (1866), un capitano dell’esercito Piemontese, Giuseppe Perrucchetti, che successivamente diventerà generale, concepì dei reparti militari, formati da soldati particolarmente scelti da porre a difesa delle Alpi; il decreto di istituzione delle “Compagnie Distrettuali”, di questi soldati, venne firmato da Vittorio Emanuele II° il 15 ottobre 1872. All’inizio non sapevano bene come chiamare questi soldati che sono stati battezzati “Alpini” solo perché sembrava un nome buffo; anche la divisa cambiò diverse volte per adattarla alle asperità dei luoghi, ma la penna di corvo dritta sul cappello a cono calabrese gliela lasciarono sempre, tanto per distinguerli.
 
Ecco la congiunzione tra i soldati e le Società di Mutuo Soccorso fra i militari in congedo. Una delle più antiche tra quelle che raggruppavano gli alpini in congedo portava il nome di “Società di Mutuo soccorso Fratellanza Alpina”, che fu costituita a Vercelli (1882) ed era ancora esistente nel 1960.
Monumento ai caduti del 7° Alpini presso la Caserma Salsa a Belluno

 Il “ 7° Reggimento Alpini ”

Venne costituito il 1° agosto 1887, a Conegliano Veneto, su 10 compagnie inquadrate nel battaglioni “Feltre” – “Pieve di Cadore” – Gemona”, ma le origini effettive risalgono al 1872; infatti, delle 15 compagnie che inizialmente costituirono il Corpo degli Alpini, la 14° con sede a Treviso e la 15° con sede a Udine furono il primo nucleo embrionale del 7° Alpini.

Le principali azioni svolte dal 7° Reggimento Alpini furono:

  •  1887-88 con il Corpo di spedizione in Africa;
  • 1895-96 il 1° btg. Alpini Africa – Adua;
  • 1908  in Calabria e Sicilia per il terremoto;
  • 1912 il btg “Feltre” nella campagna di Libia;
  • 1915 -18 sul fronte alpino della 1° guerra mondiale;
  • 1919-26 il btg “Feltre” in Albania;
  • 1936 il btg “Uork Amba” in Etiopia – Africa;
  • 1940 sul fronte occidentale della 2° guerra mondiale;
  • 1941 nel Montenegro;
  • 1953 dislocato a Cividale per l’esigenza “Trieste”;
  • 1963 primo reparto in soccorso al Vajont
La prima guerra mondiale fu lunga ed aspra (dal 24 maggio 1915 – al 4 novembre 1918), ma di fatto completò l’Unità d’Italia. I reduci e gli ex combattenti ritornarono a casa, ma non venne loro meno lo spirito di solidarietà e cameratismo che li avevano contraddistinti durante il lungo periodo della guerra.
 
Nel 1919 sorsero numerose associazioni d’arma e un folto numero di reduci, in gran parte ufficiali alpini, già iscritti alla Sezione del C.A.I. di Milano progettarono una nuova associazione che costituisse una “grande famiglia alpina” fra tutti coloro che avevano già militato negli alpini, pronta ad iscrivere tra i propri soci non solo i reduci, ma anche coloro che sarebbero stati chiamati alle armi in futuro, così da assicurare la continuità del sodalizio.
 
Il primo atto dei promotori, cioè la convocazione dell’assemblea costitutiva, porta la data del 3 luglio 1919; i soci fondatori erano allora n. 245 ma con il passare degli anni il numero dei soci crebbe progressivamente e nel 1927 erano già n. 16.374; poi nel 1938 n. 92.000 e nel 1990 n. 340.000.
 
Gli scopi associativi mutarono, non essendo più necessaria l’attività specifica di mutuo soccorso oramai istituzionalizzata dallo Stato; venne comunque valorizzata una motivazione più espressamente morale e quindi lo Statuto dell’A.N.A. venne integrato con un nuovo punto:
“cementare i vincoli di fratellanza fra gli alpini di qualsiasi grado e condizione, procurando a coloro che ne abbisognano o che lo richiedano tutto l’appoggio morale che il Consiglio Direttivo ritenesse di poter accordare”.
LA STORIA DELLA NOSTRA SEZIONE
Non abbiamo la presunzione di riscrivere, sul nuovo sito, la STORIA della Sezione Alpini di Belluno, ma riteniamo utile ricordare almeno le notizie più significative della nostra associazione. Le nostre fonti sono la  Storia dell’Associazione Nazionale Alpini e i vari testi editi dall’indimenticabile Mario Dell’Eva e altre varie  pubblicazioni.
Consapevoli comunque di inoltrarci in un percorso disseminato di “errori ed omissioni”, chiediamo comprensione e subito ce ne scusiamo (perché comunque in buona fede). L’errata corrige rimarrà sempre aperta per le rettifiche o le integrazioni che i lettori più attenti vorranno  richiedere  e che anticipatamente ringraziamo.

La nascita della Sezione Alpini di Belluno, nella storia dell’Associazione, è documentata il 20 giugno 1921 ed il suo primo presidente fu il magg. Dazio De Faveri (così battezzato dal padre esattore del dazio appunto) che la condusse sino al 31 dicembre 1936.

A provare che la Sezione si mise subito all’opera con entusiasmo e passione alpina, troviamo nella relazione del presidente nazionale Arturo Andreoletti, ai primi del 1922, una citazione riguardante la nostra sezione che suona di elogio per la collaborazione data all’organizzazione del raduno di Cortina (il secondo per la storia dopo quello dell’Ortigara del 5-7 settembre 1920) nel mese di settembre dell’anno 1921.

Il gagliardetto della nuova Sezione venne inaugurato l’anno dopo, il 15 ottobre 1922, durante la cerimonia del 50° anniversario della fondazione del Corpo degli Alpini alla Caserma Salsa, sede del Settimo. Il gagliardetto fu benedetto dal Cappellano degli Alpini del 7° don Piero Zangrando, madrina la marchesa Rosalia Pianavia Vivaldi.

Ricordiamo che all’epoca, nella giurisdizione della nostra provincia, risultava iscritta all’A.N.A., la sola Sezione di Belluno con due Gruppi: di Calalzo di Cadore e di Forno di Canale.

Nel 1925 partì l’iniziativa per la dedica di un monumento al 7° Reggimento Alpini.

Esecutore era lo scultore Silvio Zaniboni di Milano, penna nera nella guerra 1915-1918. per la copertura della relativa spesa venne indetta una sottoscrizione e gli alpini furono chiamati a concorrere con una cifra cospicua: cento lire a testa ma suscettibile di riduzioni fino a venticinque. Nella sede di via Carrera, 10 – presso lo studio del rag. De Faveri – aveva sede il Comitato Esecutivo, quindi il comando civile della manifestazione, mentre nella caserma Salsa era insediato il comando di tutte le operazioni.

S.M. il Re Vittorio Emanuele III aveva assicurato la sua presenza anche perché nella stessa giornata la Città di Belluno avrebbe inaugurato il nuovo ponte sul Piave – che era andato distrutto nella ritirata dei tedeschi a fine ottobre 1918 – denominato appunto “Ponte della Vittoria”.

 “5000 ALPINI A BELLUNO – 23 maggio 1926″ Così tolava allora il giornale “L’ALPINO” che vi dedicò ben tre pagine e mezzo. Tra le autorità civili, militari e politiche presenti si annoverano: oltre ovviamente a Sua Maestà, i parenti delle medaglie d’oro, i grandi decorati al v.m., il figlio di Cesare Battisti, Gigi; Ivanoe Bonomi ufficiale alpino ed ex presidente del Consiglio e Ministro della guerra, il ten. Gino Malvezzi, quello della mina del Castelletto, Angelo Schiocchet, il “diavolo delle Tofane”, il cap. Arturo Andreoletti, già presidente dell’A.N.A., S.E. Italo Balbo che sfilò con il btg “Cadore”.

Il monumento venne benedetto dal Vescovo mons. Giosuè Cattarossi.
Riportiamo l’episodio avvenuto sul palco reale in Piazza Campitello dopo le undici, come riportato dal nostro giornale “L’ALPINO”: 
“Il Re si rivolse ad uno dei dirigenti dell’A.N.A. dicendo: – Che bella forza è questa. Quanti sono gli Alpini congedati che stanno sfilando?, mentre con un occhio guardava i reparti e rispondeva all’”attenti a destr” dei comandanti con un saluto spaccato, rigido, da “Scuola di Modena”.
– Quattromila, circa, Maestà.
– Oh, no, no – ribatte il Re che sa contare battaglioni e reggimenti con la sicurezza di un osservatore d’aeroplani – sono almeno cinquemila.
E si voltò subito a salutare il battaglione che stava passando.”
 

Il 6 aprile 1929, il presidente on. Angelo Manaresi che è ministro del Governo Fascista e anche presidente del C.A.I., fu costretto a convocare l’assemblea dei presidenti di sezione a Roma per la ratifica del nuovo statuto voluto dal regime fascista (che tra l’altro aboliva ogni garanzia democratica delle assemblee elettive) dove fu trasferita anche la sede da Milano e l’Associazione costituiva il 10° Reggimento Alpini, le Sezioni diventavano Battaglioni, i Gruppi di conseguenza Plotoni.  

Durante il raduno che la Sezione aveva indetto per domenica 17 agosto 1930 e che aveva previsto l’Adunata a Fontananegra nella ricorrenza del 15° anniversario della morte del gen. Antonio Cantore, in serata ad Agordo, il gagliardetto di quel gruppo alpini fu solennemente inaugurato in municipio da Manaresi e da De Faveri, che, lo stesso giorno, accompagnati dal cap. Campari e da De Gregari erano saliti anche al Castelletto e a Forcella Bois.

Il 31 dicembre 1930 il gagliardetto del gruppo di Forno di Zoldo, diretto da Tiziano Serafin “El Tizian”, fu benedetto da don Pietro Zangrando, madrina Lella Belloni Fain Binda.

L’impegno principale della Sezione, come ogni anno, è quello dell’adunata nazionale, che nel 1931 è indetta per il 20-21 aprile nella città di Genova. Allora si sfilava secondo i reggimenti della propria zona e quindi Belluno era compresa nel 7° comandato dal cap. Celso Coletti (presidente della sezione di Venezia) mentre le Sezioni della provincia avevano i seguenti comandanti: Belluno cap. De Faveri, Agordo cap. Manzoni, Calalo cap. Fanton, Feltre cap. Collarin, S.Stefano di Cadore ten. De Zolt. Allora si contavano cinque Sezioni costituite.

Il 16 agosto dello stesso anno la Sezione organizzò in Consiglio un’adunata sezionale con la partecipazione dei gruppi Alpago, Ponte nelle Alpi, Oltrardo e una rappresentanza della consorella di Vittorio Veneto: “Fac totum” della Manifestazione Cice Bortoluzzi, Capo Gruppo Alpago.

Il 27 febbraio 1933 la Sezione organizzò un’adunata sciatoria al Nevegal, con la partecipazione dei gruppi di Ponte nelle alpi, Castionese e Oltrardo. La sintetica classifica: gara individuale 1° Giovanni Sommavilla, 2° Piero Panettoni, 3° Aldo Parizzi; a squadre 1° Oltrardo; il premio al più giovani fu di Attilio De Nardin.

Il 4 febbraio 1934 a Tambre dal Gruppo Alpago di Cice Bortoluzzi fu organizzato un raduno Sezionale e il 15 giugno si ha notizia della costituzione del Gruppo Col di Lana a Livinallongo con a capo gruppo Giuseppe Palla fu Domenico.

L’anno 1935 (guerra d’Etiopia) furono organizzati due raduni nazionali, uno a Tripoli e uno a Pieve di Cadore. Il 27 febbraio non mancò il raduno Sezionale lungo il lago di S.Croce a Farra d’Alpago,  sempre sotto la regia di Cice Bortoluzzi.

Nel 1936 non si ha cronaca di particolari avvenimenti se non per i grandi festeggiamenti per la vittoria in Abissinia, al successo contribuì in maniera determinante la Divisione Alpina Pusteria, col Reggimento 7° d’Africa e il 5° Art. Alpina.

Il 4 marzo 1937 vi fu un avvicendamento nel direttivo della Sezione e  furono nominati: presidente, o meglio comandante, il ten. Giacomo Palla con il vice dott. Giuseppe Reolon, segretario il rag. Bruno Conz, cassiere Enrico Durigon e consiglieri col. Pietro Zaglio, col. Celso Piovesano, rag. Doglioni, cap. Antonio Arban (incaricato per la stampa), Umberto Tosi, Edoardo De Mozzi, Antonio Bortoluzzi, Giuseppe Prest, Vittorino Azzalini; revisori dei conti Francesco Brigo, Giuseppe dalla Porta e cappellano della Sezione don Ferruccio Zornitta.

Dalla relazione del nuovo comandante Palla apprendiamo l’elenco dei gruppi e dei capigruppo nelle varie zone con il numero complessivo di soci di 820 unità: “Broi” (Oltrardo) – “Bogo” (Castionese) – Trichiana – Limana – Falcade – Cencenighe – Agordo – Sospirolo – Gruppo Rionale Belluno (non si cita Ponte nelle Alpi – Alpago – Zoldano).

Nello stesso mese vi fu un cambiamento traumatico con il passaggio di tutte le associazioni d’arma alle dirette dipendenze del Partito Nazionale Fascista. Questo fatto formale sanzionò ufficialmente il cambio di denominazione dell’Associazione Nazionale Alpini in 10° Reggimento Alpini. La modifica era già avvenuta nel 1935 quando il suindicato termine militaresco fregiò per la prima volta la tessera associativa, dove ad iniziare dal 1930 figurava l’indicazione “Firma del Comandante del 10°. Il fascismo impose certi rituali che lo caratterizzarono: il trasferimento della sede nazionale della Associazione a Roma; la imposizione di un nuovo Statuto (1929); l’aggiunta di un piccolo fascio al distintivo (sotto il simbolo associativo).

Il 12 giugno 1937 fu inaugurata la nuova sede di Via Carrera n. 10 enello stesso anno furono organizzati i raduni di Agordo – 30 giugno, a Forcella Fontananegra – 22 luglio nel 22° anniversario  della morte del gen. Antonio Cantore con la partecipazione dei gruppi di Trichina, Livinallongo e Alpago.

Il 4 dicembre 1938 si ha notizia che il gen. Amedeo De Cia, comandante della “Pusteria” fece visita alla caserma D’Angelo sede del 5° Regg. Art. Alpina. De Cia consegnò, nel cortile della Caserma “Michele d’Angelo”, al col. Antonio Norcen (quello del rifugio Visentin e comandante del Reggimento) le Regie Patenti con le quali S.M. il Re Imperatore si degnava concedere al reggimento il motto: “Sovra gli altri come aquila vola”.

Nel 1939, il col. Carlo Ghe, comandante del 7° si fece promotore della costituzione di un museo-sacrario all’interno della Salsa che dovrà conservare cimeli e ricordi della Grande Guerra e di quella in A.O.I., anche con i cosiddetti “bottini di guerra”, e fece appello agli ex combattenti e famiglie perché contribuiscano a donare particolari ricordi. (Si auspica che nel 2005 i locali della villa “De Manzoni” a Pat di Sedico di proprietà dell’amministrazione Provinciale di Belluno siano ultimati e che finalmente tutto il materiale museale possa trovarvi degna collocazione per essere messo a disposizione delle visite).

Nel febbraio il Comandante S.E. Angelo Maranesi fece visita al Battaglione “Val Piave” (Sezione di Belluno) è motivo per ricordare l’evento per la citazione, nelle cronache, dei Gruppi-Plotoni alpini inaugurati: al mattino a Trichina e nel pomeriggio il comandante fece visita alla Faesite di Longarone e poi al Plotone di Ponte nelle Alpi dove salutò il responsabile Azzalini e si fermò a Pieve d’Alpago dove inaugurò solennemente i gagliardetti di Puos, Chies e Pieve; il m.o De Pra fece da direttore dei cori e poi rancio “speciale” al palazzo Fullin.

Ultimo avvenimento dell’anno titolato da “L’ALPINO”: E’ MORTO IL PAPA ALPINO. Al secolo era Achille Ratti, di origine lombarda (Desio) valido alpinista. Il giornale riporta espressamente quanto Pio XI disse agli alpini in Piazza S.Pietro nel 1934 in occasione dell’adunata: “Alpini, un nome che fa subito ripensare alle Alpi, teatro magnifico e sublime delle loro fatiche. Basta attingere alle nostre stesse memorie: quante volte noi li abbiamo incontrati, gli alpini, molti certo anche fra i presenti e i nostri occhi hanno veduto ed ammirato quanto le Alpi ad essi ispirano: coraggio, passione, entusiasmo, calma, perseveranza e, spesso, il ricordo materno, il ricordo della chiesetta del villaggio natìo, il ricordo delle preghiere imparate sulle ginocchia della mamma, un sentimento di vero amor di Dio che forma le forti coscienze e le sostiene nelle più difficili prove.”

Si conclude un altro decennio che fu prodromo di un brutto periodo per l’Italia, per l’Europa e il mondo intero: nel 1938 Hitler, il Fuhrer della Germania, aveva invaso l’Austria, nel 1939 annetteva la Cecoslovacchia, invadeva poi la Polonia e scoppiava la seconda guerra mondiale.

Gli ultimi dati del tesseramento sono quelli del 1938: 92.000, e sino al 1947 non si ebbero altri tesseramenti. Nel 1947 gli iscritti furono 13.748.

L’Associazione subì, come una persona fisica, le vicende belliche: si impoveriva perché morivano, nella seconda guerra mondiale, gli alpini che già avevano fatto la prima, morivano i soci ancora intatti di esperienze belliche; nel contempo si arricchiva con tanti alpini alle armi, molti dei quali sarebbero poi affluiti nell’A.N.A.

Nella disumanità della guerra, soltanto l’uomo combattente porta un senso di umanità, con le sue speranze e paure, slanci e desolazioni, impennate e crolli. L’alpino oppose a tutte le sofferenze, alle fatiche, alla disperazione, alla morte, le sue virtù di cittadino: il senso del dovere; la solidarietà; il rispetto dell’onore, proprio quando è più difficile rispettarlo; il gusto di far bene le cose difficili. La storia dei reparti alpini in guerra è storia dell’Associazione, per diritto conquistato sul campo.

Il 25 luglio 1943 il regime fascista si sfascia. Con la liberazione di Roma, l’Associazione riprende l’attività limitata alle province centro-meridionali. Il 13 agosto 1944, assume la carica di Commissario nazionale l’avv. Marcello Soleri, che è anche ministro del Tesoro, segretario è il capitano Giuseppe Giusti di cui resterà la preziosa relazione sull’operato della sede nazionale dal 26 luglio 1943 al 20 ottobre 1946.

L’assemblea nazionale tenutasi a Milano il 20 ottobre 1946, cui era presente anche la sezione di Belluno, approvò il nuovo statuto e nominò l’on. Ivanoe Bonomi a capo il Comitato Centrale provvisorio in attesa dell’assemblea dei delegati che lo confermerà presidente del primo Consiglio Direttivo Nazionale del dopoguerra. Nella stessa seduta il gen. Pietro Zaglio da Belluno venne nominato consigliera nazionale.

Intanto a Belluno la Sezione cominciava a tessere le prime trame per la ripresa di una vita associativa che la guerra aveva travolto e disgregato. Difficile superare le incertezze e i sospetti ma si riuscì a ricucire faticosamente gli strappi della guerra unicamente sotto un simbolo che univa tutti: IL CAPPELLO ALPINO.

Dopo un periodo di commissariamento retto dal maresciallo Giuseppe Rodolfo Mussoi, (promotore di una petizione per la ricostituzione in Belluno del 7° Alpini, facendovi aderire tutti gli Enti di Belluno, Comuni della provincia e della zona pedemontana trevigiana) a fine maggio 1948, presso la sede di via Carrera, l’assemblea generale dei soci elesse il nuovo consiglio e, a presidente onorario, il gen. Pietro Zaglio, a presidente effettivo l’avv. Sen. Agostino D’Incà di cui fu vice Rodolfo Mussoi e, stretti collaboratori, i consiglieri col. Vittorio Lontana e col. Giovanni Luchitta (che nel 1951 verrà eletto presidente e durerà in carica fino al 31 dicembre 1956). I soci erano 1510.

Nel 1951 furono inaugurate le costruzioni del rifugio “7° Reggimento Alpini” e della vicina chiesetta, ai piedi del Monte Schiara. Opere realizzate a tempo di primato, grazie anche al notevole apporto dato dall’8° Alpini e dal Gruppo a.m. Belluno con le salmerie per il trasporto materiali da Case Bortot alla sede della costruzione.

L’11 aprile 1954 fu una giornata memorabile perché “in poche ore fece rivivere un passato lontano e recente, legato alle fasi più salienti della vita militare, vissuta intensamente in pace e in guerra, ricordi che non si cancellano più nel cuore di queste brave e generose genti della montagna”. Così si esprimeva il presidente Giovanni Luchitta riferendosi alla celebrazione della costituzione della nuova Brigata Alpina Cadore e dei suoi Reggimenti 7° Alpini e 6° Artiglieria  Montagna.

Il 1° maggio 1957 iniziò il mandato il nuovo presidente dott. Giacomo Pellegrini con il suo vice Giuseppe Rodolfo Mussoi ed il valido segretario Luigi Perissinotto, Gigi Bartesaghi fungeva da segretario addetto al tesseramento.

Gli anni cinquanta si concludono con un diffuso entusiasmo e un certo spirito di autonomia nelle varie zone, come l’Agordino e l’Alpago; or qua or là, pressoché in ogni Comune, nascono nuovi Gruppi o si ricostituiscono quelli che erano già costituiti prima della guerra. 

Il 19 marzo 1961 il consiglio direttivo si rinnovava. Il dr. Giacomo Pellegrini, degno successore del ten. Col. Giovanni Luchitta, fu affiancato da due vice presidenti: il col. Vittorio Longana e il cav. Giuseppe Rodolfo Mussoi, segretario fu nominato Luigi Bartesaghi e tesoriere il rag. Amedeo Brigo (già Capitano degli Alpini, che riuscì, con uno stragemma, a porre al sicuro il Museo del 7°, salvandolo dalle depredazioni dei tedeschi). Per cinque anni daranno vita ad un ringiovanito Consiglio Direttivo: Francesco Brigo, Carlo Ghe, Lino Giacometti, Mario Pietriboni, Luigi Perissinotto, Carlo Terribile, Nazzario Sauro Francescon, Angelo Stiletto, Bruno Zanetti e Giovanni Feltrin; revisori dei conti Ives Bortot, Giuseppe Caldart e Bruno Luchitta.
A causa dell’invalidità di guerra ai polmoni del presidente Pellegrini, che gli procura non pochi ricoveri ospedalieri cui vi fece fronte il vicario Mussoi, e per la catastrofe del Vajont, l’assemblea dei soci viene convocata con due anni di ritardo nel 1966. Nel frattempo Mussoi venne eletto anche consigliere nazionale nel 1963 rimanendovi per due mandati (sei anni).
Dell’immane tragedia del Vajont diremo in altro spazio.
Così il 19 marzo 1966 si riunì il nuovo consiglio diretto da Rodolfo Mussoi eletto all’unanimità e nella stessa riunione furono nominati vice presidenti Bruno Zanetti e Giovanni Feltrin, confermati segretario Luigi Bartesaghi e tesoriere Amedeo Brigo. Il consiglio ravvisava l’opportunità che Mario Dell’Eva fungesse da aiuto segretario e viene chiamato Fortunato Zanatta a dar una mano in segreteria.
Nello stesso anno venne organizzato un raduno del btg. Belluno 1915-18, sotto Forcella Bois nel 50° della mina del Castelletto e stampato un libretto commemorativo.
Il 1967 si apre continuando la sottoscrizione nazionale per gli alluvionati del 4 novembre 1966. in gennaio sul Nevegal furono organizzati i Ca.S.T.A. militari e in tale occasione la Sezione venne particolarmente elogiata per l’organizzazione del 1° Campionato nazionale di slalom gigante.
Il 1968 fu dominato dalla manifestazione d’interesse nazionale, il 3° raduno della Divisione Pusteria a Belluno, che coincise anche con la nuova inaugurazione del rifugio “5° Regg. Artiglieria Alpina” sul Visentin. Presenti alle cerimonie del 31 agosto e 1° settembre oltre 5.000 penne nere e tanti bei nomi del secondo conflitto mondiale, come la med.d’oro gen. Emilio Battisti, il col. Aldo Rasero, il col. Lelio Castagna.
Il 1969 vede il rinnovo del consiglio direttivo con la presenza all’assemblea dell’allora vice presidente nazionale Franco Bertagnolli. Alla conferma del presidente Mussoi segue anche quella del vice Bruno Zanetti. Anche Mario Dell’Eva viene nominato vice presidente, segretario sempre Bartesaghi coadiuvato da Flavio Arnoldo.
Il 1971 ricorre il 50° anniversario della Sezione ricordato al Nevegal con un raduno e una gara di staffetta alpina sul percorso Col Faverghera – Col Visentin denominata “Un fiore al Visentin”. Per l’occasione il consiglio della Sezione si fece anche promotore del dono di una carrozzella elettronica ad un disabile.
A ricordo del 50° della Sezione, il comune di Belluno concede l’intitolazione del nuovo Ponte sull’Ardo “Ponte degli Alpini” e nel 1972 agli ingressi del ponte vengono poste due statue, opera di Franco Fiabane, il cui disegno originale è riprodotto anche sul nostro grest.
Il 1972 è l’anno del Centenario del Corpo degli Alpini che si apre con la riedizione dei Ca.S.T.A. sul Nevegal e contemporanea disputa del Campionato Nazionale A.N.A. di slalom gigante affidato all’organizzazione bellunese. Altre manifestazioni: Raid alpinistico, Savona – Trieste – Roma nei mesi di giugno e luglio; Esercitazione alpinistica alle Tre Cime di Lavaredo; Fiaccolata e staffetta da Canale d’Agordo a Venezia, via Belluno; Trofeo Carlo Calbo gara di corsa in montagna; Inaugurazione delle due statue de “L’Alpino”, opera di Franco Fiatane, volute dal sindaco dott. Pietro Zanchetta e scoperte il 4 novembre 1972.
1973 – La sede Nazionale dell’A.N.A. assegnò a Belluno il Campionato nazionale di fondo che venne disputato a Falcade il 24 e 25 febbraio.
1975 – Inizia la ristrutturazione (la prima) dell’Esercito Italiano e quindi anche delle Truppe Alpine. Il presidente Bertagnolli (appena succeduto a Ugo Merlin deceduto in un tragico incidente) lancia l’allarme convocando a Milano un’assemblea straordinaria (26 gennaio), si parlava già di soppressione di molti reparti alpini. L’A.N.A. scuote l’opinione pubblica, purtroppo il solco è aperto. Vengono soppressi i Reggimenti, restano i tre Battaglioni Belluno, Feltre e Pieve di Cadore alle dipendenze della Brigata.
1976 –  Un anno eccezionale. In maggio il terrificante terremoto in Friuli. Il presidente Bertagnolli lancia la proposta: mandiamo volontari alpini. Alle prime titubanze e dubbi gli alpini risposero in massa; furono attivati n. 11 cantieri, a noi toccò il 2° di Attimis; si avvicendarono in turni settimanali 118 volontari che ripararono 120 case; nella sottoscrizione raccogliemmo 10.640.000 lire .
Il 18 luglio, al Nevegal, si disputò il campionato nazionale di corsa in montagna, con la nostra organizzazione.
La presidenza nazionale aderì alla raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare per il voto degli emigranti all’estero. Nonostante il sapore politico fu trovata piena fiducia della gente: la nostra meta erano 2000 firme e ne raccogliemmo 3899, in campo nazionale il “quorum” era 50.000 firme e ne raccogliemmo 215.559! La legge andò in porto solo nel 2000 e stiamo ancora aspettando il regolamento attuativo.
1977 – Sono stati rimessi in piedi i cantieri in Friuli. Corrono voci sulla soppressione della Brigata Cadore.
1978 – All’assemblea nazionale di Milano, Bruno Zanetti viene eletto consigliere nazionale che Bertagnolli incarica subito a segretario del consiglio.
1980 – In  novembre si verificò un disastroso terremoto in Irpinia e Campania, la nostra sezione raccoglierà circa 17 milioni per la sottoscrizione indetta dalla sede nazionale e invierà alcuni volontari.
1981 – La sede nazionale assegnò il premio di Fedeltà alla Montagna alla Cooperativa Allevatori di Livinallongo.
1983 – Il 28 maggio il consiglio della sezione, alla presenza di don Gigetto De Bortoli, aderisce come socio fondatore alla costituzione del Centro Italiano di Solidarietà (Ce.I.S.). L’11 giugno, in piazza dei Martiri si schiera il Battaglione Belluno per il giuramento solenne delle reclute ed il conferimento della cittadinanza onoraria alla “Cadore”.
1984 – 11 marzo, assemblea sezionale e votazioni per il rinnovo del consiglio direttivo. Nella successiva riunione del 24 marzo Rodolfo Mussoi ebbe l’unanime ennesima conferma a presidente,  la nomina a vice presidenti di Bruno Zanetti, Giovanni Sartori e Cesare Poncato; Mario Dell’Eva assunse in pieno l’incarico di segretario.
Il 27-28 ottobre la Prefettura e la Brigata promuovono una esercitazione di protezione civile con la partecipazione di volontari della Sezione.
Il 15 dicembre 1987, dopo un ricovero ospedaliero, a 82 anni, muore il Presidentissimo Giuseppe Rodolfo Mussoi, accompagnato al cimitero di Cusighe (Belluno) da una selva di gagliardetti e vessilli di Sezione, autorità civili, militari (presente un picchetto armato) e tanta, tanta gente.
Ci ha lasciato una fotografia con una dedica: “Carissimi alpini, vi lascio una preziosa eredità: la Sezione Alpini di Belluno, abbiatene cura”.
1988 – Il 6 marzo, all’assemblea annuale, il consiglio direttivo, nominato l’anno precedente, rimaneva in carica designando Bruno Zanetti presidente con l’anzianità di Mussoi, cioè per due anni.
Nel 1990 il tesseramento si chiude con il superamento di 7000 soci ordinari.
1991 – In ricordo del 70° anniversario della costituzione della Sezione, la presidenza, con il Comitato d’Intesa e al Centro Studi Prisma, realizza un’idea che riscuoterà vasta eco ed apprezzamento per la sistemazione di dieci sentieri adatti ai disabili nella conca dell’Alpago. L’iniziativa aveva previsto, oltre alla costruzione di capannine in legno attrezzate per la sosta anche la pubblicazione di migliaia di opuscoli con tutte le indicazioni, caratteristiche, altimetrie, grado di difficoltà, notizie della zona ed habitat faunistico e vegetativo; l’edizione è stata curata dal vice presidente Cesare Poncato.
1992 – L’avvenimento principale dell’anno fu la concessione del Premio di Fedeltà alla montagna alla Cooperativa Agricola “Bassan” di Borsoi d’Alpago. La cooperativa era presieduta da Rolando Lavina che era anche il capogruppo Alpini di quella località.
La consegna del premio venne fatta dal presidente nazionale Leonardo Caprioli che contestualmente inaugurò anche la nuova sede del Gruppo.
Iniziava la meravigliosa avventura in terra di Russia “Operazione Sorriso” per la costruzione di un asilo a Rossosch. Per tali lavori, membro della commissione fu anche il consigliere nazionale Cesare Poncato e vi parteciparono anche numerosi volontari della nostra Sezione.
Continuano le iniziative per la difesa della “Cadore” ed il comitato bellunese chiese invano di poter avere un colloquio con il Ministro della difesa Andò. Dopo dieci anni di apprezzata attività, le squadre antincendio boschivo di Mel, Trichina e Limana festeggiarono l’anniversario di costituzione.
1993 – Per l’adunata di Bari il gruppo di Mel (Renato Menel) organizzò una tradotta con la partecipazione di oltre mille alpini. A Belluno venne inaugurato il monumento al mulo opera di Massimo Facchin per iniziativa degli artiglieri. Finalmente, dopo anni di chiusura, viene riaperto il rifugio del Visentin con una nuova gestione.
1994 – Siamo a 7.500 soci e si costituisce il 43° gruppo, quello di Frassenè Agordino. Ad Agordo viene consegnato l’Agordino d’Oro alla Brigata Alpina Cadore. Intanto viene soppresso il Distretto Militare. In novembre  una devastante alluvione colpisce il Piemonte e anche molti volontari della Sezione partecipano ad Asti e Canelli all’opera di soccorso e sgombero.
1995 – Finalmente abbiamo una sede nostra, in via Tasso proprio in locali dell’ex Distretto Militare.
1996 – Zanetti lascia la presidenza e non si ricandida, gli subentra Mario Dell’Eva affiancato dai vice Cesare Poncato e Franco Patriarca. Altro richiesto intervento di protezione civile in Versilia – Toscana. 60 volontari partirono coordinati da Orazio D’Incà per le zone devastate.
1997 – 10 gennaio, mattina gelida, giorno triste; i reparti in armi sono schierati di fronte alle proprie bandiere, al labaro nazionale, ai gonfaloni dei comuni e ai gagliardetti listati a lutto, ai tanti alpini con il cuore gonfio: in piazza dei Martiri, là dove era nata nel 1954, si svolge il “funerale” della gloriosa BRIGATA ALPINA CADORE. Il Capo di S.M. Esercito Incisa di Camerana ha l’ingrato compito di chiudere la prestigiosa formazione e di consegnare la bandiera del 7° Alpini al Battaglione Feltre e inviare quella del 6° Montagna al museo dell’Altare della Patria a Roma.
In aprile ha luogo una grande esercitazione triveneta di protezione civile “Piave 97” che vede la partecipazione di 22 sezioni, 1231 volontari alpini, 150 mezzi utilizzati, 30 cantieri di lavoro in 8 comuni della val Belluna, 14270 ore di lavoro e 2500 quintali di legna tagliata e accatastata.
Pochi mesi dopo l’esercitazione, la sezione è di nuovo operativa per il terremoto Umbria – Marche. In turni successivi vengono impiegati 100 volontari per un totale di 648 giornate a Rasiglia, Foligno, Ponte S.Lucia, Scopoli, Casale, Case Nove, Cifo e Ferrone. Significativo l’apprezzamento del sindaco di Foligno: “La collaborazione dei volontari dell’A.N.A. ha avuto anche importantissimi risvolti sociali, in quanto rappresenta la solidarietà di una associazione di grande rilevanza ed organizzazione e, soprattutto, proveniente da altre regioni, ma sempre sotto il segno del Tricolore.”
1999 – Dell’Eva lascia la presidenza e non si ricandida; il nuovo consiglio nomina presidente Franco Patriarca e vice Arrigo Cadore, Angelo Dal Borgo e Cesare Poncato. In aprile un altro intervento impegnativo delle squadre di protezione civile, addirittura oltremare, a Kukes in Albania, a prestar opera di soccorso ai profughi del vicino Kossovo. 60 volontari si dichiararono pronti alla partenza per una missione che rivelò poi anche un certo pericolo.
Viene organizzato il primo memorabile raduno dei reduci della “Brigata Alpina Cadore” che il 19 settembre sfileranno (non meno di 5.000)  dietro i cartelli indicanti ogni reparto, dalla piazza del Polisportivo, per il ponte Nuovo e piazza dei Martiri con scioglimento in piazza della stazione, davanti al comandante delle Truppe Alpine gen. Pasquale De Salvia, autorità, sindaci e vecchi comandanti della Brigata.

Mario Dell’Eva terminava il suo testo “La Sezione Alpini di Belluno oltre il duemila – ottant’anni di vita, ottant’anni di impegno”, e da cui si sono presi spunti e riferimenti per questo sito, con queste parole: 
”E’ giunto il momento per esaminare quanto fatto e sento di poter dire: indipendentemente da quanto dirà il lettore, “ai posteri l’ardua sentenza”, che sono contento e non per soddisfazione personale, ma per aver dato alla “mia” Sezione il film dei suoi ottant’anni. Ad altri il compito di scrivere la storia degli ultimi vent’anni quando sarà ora del centenario, perché LA SEZIONE VA OLTRE IL 2000! “
 
Cesare Poncato, che ha contribuito fattivamente a ricostruire gli eventi sopra riportati ebbe a dire: “Mi sento in dovere di esternare un grazie affettuoso a Mario Dell’Eva per tutto quello che ci ha  donato. Con lui ho convissuto tanti anni di vita Alpina, gli ho fatto anche da vice presidente e prima, con lui, anche a Mussoi e a Zanetti. Abbiamo condiviso molte soddisfazioni… qualche amarezza l’abbiamo lasciata subito alle spalle perché consapevoli di dover adempiere al desiderio di Mussoi che lasciando in eredità la Sezione ci spronava ad averne sempre cura”.

AGLI INIZI DI UN NUOVO SECOLO

2000: nuovo anno, nuovo secolo e nuovo millennio. Riprendiamo, pertanto, il cammino tracciato per la narrazione dei primi ottant’anni. Ancora una volta registriamo un intervento di Protezione civile. Teatro della calamità la regione della Dordogna in Francia dove un violentissimo uragano devastò quel territorio. Il nostro intervento fu richiesto dal Governo francese e da quello italiano. Così fu inviata una squadra di specialisti assieme a quelle di altre Sezioni. Il loro prezioso e instancabile lavoro riscosse l’ammirazione ed il sincero plauso delle autorità locali, fatto che di norma non sembra capitare quasi mai nel nostro Paese…

Sempre nell’anno 2000 ricorreva il centenario del Rifugio Budden sul Col Visentin, inaugurato nel 1900, distrutto nel 1917 dopo la ritirata di Caporetto, risorto alla fine degli Anni Trenta con il nome di Rifugio “5° Reggimento Artiglieria Alpina”, reinaugurato nel 1946, distrutto da un incendio e di nuovo ripristinato nel 1968, infine affidato alla cura e alla gestione della Sezione A.N.A. di Belluno.

Il 2000 fu anche l’anno nel quale si svolse un’imponente manifestazione a Roma che vide la presenza di 4.000 Gruppi A.N.A. contro la minacciata soppressione della leva obbligatoria. Fu tutto inutile, perché in seguito, dal 1° gennaio 2005, sarebbe stato abolito il servizio militare obbligatorio secondo quanto sancito dalla legge n. 226 del 23 agosto 2004 circa la sua sospensione.

L’anno terminò con un nuovo intervento di Protezione Civile attuato su due fronti. Per soccorrere le popolazioni alluvionate di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta furono impiegati 106 volontari. Ma, contemporaneamente, un numero imprecisato di essi fu impegnato anche per soccorrere le popolazioni bellunesi colpite da frane e smottamenti in Alpago, Agordino e Val di Zoldo.

Il 2001 fu caratterizzato da una massiccia partecipazione all’Adunata nazionale di Genova, ma l’evento più importante dell’anno fu la festa per l’80° di costituzione della Sezione nei giorni 16 e 17 giugno. Nella serata di sabato 16 si tenne l’incontro con le autorità in Municipio, seguito dalla S. Messa in Duomo, officiata da mons. Angelo Secolini. Poi la giornata si concluse al Teatro Comunale con i canti dei cori A.N.A. di Feltre, Minimo Bellunese e Monte Dolada. Il teatro era stracolmo e molti, purtroppo per loro, non poterono entrare. Poi… il via alla serata alpina di festa, con canti e allegria fino alle prime ore del mattino.

Nella splendida mattinata di domenica 17 si svolse la sfilata in piazza dei Martiri alla quale furono presenti il Presidente nazionale Giuseppe Parazzini, il Presidente sezionale in carica Franco Patriarca con i suoi due predecessori Bruno Zanetti e Mario Dell’Eva, i familiari dei vecchi “comandanti” Dazio De Faveri, Giovanni Luchitta e Giuseppe Rodolfo Mussoi. Unico dei vecchi comandanti della Brigata “Cadore” il generale Italico Cauteruccio presente assieme al generale Angelo Baraldo, comandante della “Tridentina”. Ad accompagnare la sfilata si alternarono le fanfare di Borsoi e dell’Alpago, e la voce dello speaker Angelo Tolotti.

La piazza dei Martiri era stata addobbata molto bene dagli alpini del Gruppo di “Belluno Città” e sulla balaustra della Banca d’Italia campeggiava uno striscione significativo “Brigata Alpina Cadore tu sei sempre nel cuore degli alpini”. Significativa la presenza in corteo di due vecchi vessilli degli anni 30/40 con la scritta di allora “Battaglioni o Zona del VII°”, portati dai due reduci Isidoro Bona di Tambre e Alfeo Giolai di Alleghe, in mezzo Luigi Bristot di Polpet reggeva la vecchia bandiera tricolore degli Anni Venti con lo stemma sabaudo: tre ex combattenti dell’ultimo conflitto mondiale, classe 1920. In totale sfilarono undici vessilli di Sezione, 68 gagliardetti di Gruppo, 3.000 penne nere bellunesi ed una nutrita rappresentanza della Protezione Civile sezionale.

L’anno 2002 sarà ricordato per la trasferta più lontana del secondo dopoguerra. Essa fu organizzata anche per via marittima in occasione dell’Adunata nazionale a Catania dove gli Alpini furono accolti con particolare entusiasmo e grande calore umano. A marzo l’assemblea annuale consegnò il testimone di Franco Patriarca ad Arrigo Cadore quale nuovo presidente sezionale. In quello stesso anno si svolse anche la celebrazione dei 130 anni della costituzione del Corpo degli Alpini, istituito nel lontano 1872. A Belluno si tenne al Palasport “De Mas” alla presenza di autorità, penne nere e numeroso pubblico. Oltre ai discorsi ufficiali il “clou” dell’incontro fu una conferenza con immagini che tracciò la storia degli Alpini dal 1872 al 2002, realizzata dal giornalista Dino Bridda con la collaborazione di Ferdinando Colombari e la consulenza tecnico-militare di Egisto Grifoni e Gianrodolfo Rotasso.

Nel 2003 la Sezione deliberò di dotarsi di un organo ufficiale, così nacque il trimestrale “In marcia”, con il sottotitolo “Nel segno della tradizione”, fondato e diretto dal giornalista Dino Bridda. Più volte in seguito lo stesso direttore sarebbe stato chiamato a svolgere una relazione su temi diversi riguardanti la stampa alpina in occasione dell’annuale Convegno itinerante. Il n. 1 di marzo di “In marcia” riportò, fra l’altro, ampia cronaca dell’assemblea annuale, l’annuncio ufficiale del trasferimento del Museo del 7° dalla “Salsa” a Villa Patt di Sedico, notizie dai Gruppi e lusinghiere note sui successi della squadra sportiva al campionato italiano A.N.A. di sci nordico.

Sempre nel 2003 all’Adunata nazionale di Aosta suscitò calorosi applausi lo striscione con la scritta «Longarone 1963-2003. Solidarietà Alpina: sempre!». Una delle più belle notizie dell’anno fu l’assegnazione del premio “Fedeltà alla Montagna” alla Cooperativa “Monte Cavallo” che fu consegnato a settembre con una grande manifestazione a Tambre. In ottobre si registrò un grave lutto con la perdita dell’instancabile Mario Dell’Eva, “anima” storica e voce autorevole della Sezione per parecchi decenni, nonché Premio “S. Martino” nel 2001. In autunno annuale pellegrinaggio, iniziato nel 1999, al cimitero di Milovice nella Repubblica Ceca. La trasferta sarebbe sempre più diventata un appuntamento fisso di ogni autunno con le Sezioni di Belluno e Conegliano quali organizzatrici e la cortese disponibilità del personale dell’Ambasciata italiana a Praga. Sempre toccante la cerimonia al cimitero dove riposano i resti di oltre 5.000 soldati italiani.

Nel 2004 significativa Adunata nazionale a Trieste nel 50° anniversario del ritorno della città giuliana all’Italia. Il 6 giugno andò in scena il secondo raduno di “Quelli” della Brigata “Cadore” con un’intensa tre giorni di manifestazioni. Continuava, intanto, sulle pagine di “In marcia”, il dibattito sul futuro delle Forze Armate e dell’A.N.A. Il 30 novembre la bandiera di guerra del 16° Reggimento “Belluno” prendeva l’ultima strada per il Vittoriano a Roma.

LEVA SOSPESA, MANCA LA LINFA

Il 2005 fu l’anno della sospensione ufficiale della leva obbligatoria: notizia accolta con grande amarezza anche dalle penne nere bellunesi e mitigata in parte con il ritorno del 7° Reggimento alla caserma “Salsa” a Belluno. Si sarebbe inaridita così la linfa vitale di nuovi soci per l’A.N.A. e sarebbe nel contempo iniziato un difficile cammino per delineare il futuro associativo.

Arrigo Cadore fu confermato alla presidenza con Giorgio Cassiadoro vicario e vice Angelo Dal Borgo, Luigino Da Roit e Renato Menel. Cadore guidò la folta delegazione bellunese all’Adunata di Parma dove i nostri striscioni recitavano «Gli Alpini hanno un passato che ha un grande futuro» e «La nostra Penna Nera scrive parole di pace». La Protezione Civile sezionale continuava la sua preziosa opera con la presenza a Roma ai funerali di Giovanni Paolo II per servizio d’ordine. Il sito Internet della Sezione aumentava nel frattempo i suoi visitatori grazie all’impegno del webmaster Tiziano Costa e dei collaboratori Cesare Poncato, Ilario Tancon e Renato Ranon.

Il 2006 fece titolare al giornale sezionale: «Le Penne Nere d’Olimpia». Infatti per l’Olimpiade invernale di Torino furono impiegati 420 tedofori alpini in strada, compresi gli atleti paralimpici Oscar De Pellegrin e Daniele De Michiel. Grande folla per la manifestazione serale a Belluno. Il giornale di giugno, invece, titolò «Asiago 2006. Adunata bagnata, adunata (s)fortunata»: evento da non ripetere! Nel contempo continuava il dibattito su una possibile Adunata nazionale a Belluno, non senza notevoli perplessità. Momento significativo dell’anno fu la concessione della cittadinanza onoraria di Longarone al 7° Reggimento Alpini. Momento triste, invece, l’ultimo saluto al comm. Bruno Zanetti, indimenticato presidente della Sezione e per molti anni sua autentica “colonna”.

Il 2007 fu l’anno dell’80a Adunata nazionale svoltasi nella bella e accogliente sede di Cuneo, città di grandi tradizioni alpine. Fu anche l’anno in cui il Presidente della Provincia Sergio Reolon inaugurò il rinnovato Museo del 7° a Villa Patt di Sedico. Concomitante fu la celebrazione dei 120 anni dello stesso Reggimento, costituito nel 1887 a Conegliano. Belle notizie anche da Petrosani (Romania) dove i nostri volontari continuavano l’opera per la casa alloggio per bambini abbandonati in collaborazione con il Comitato “Pollicino”.

L’Assemblea del marzo 2008 vide la riconferma alla presidenza di Arrigo Cadore con Angelo Dal Borgo (vicario), Giorgio Cassiadoro, Luigino Da Roit, Fortunato Panciera vice presidenti e segretario Renato Bogo. Dopo soli due anni dalla sfortunata esperienza di Asiago l’Adunata nazionale ritornò nel Veneto per le vie di Bassano del Grappa, città alpina per eccellenza. Fu tempo anche di strumentali polemiche sulla “Preghiera dell’Alpino”, mai sopite, mentre il Presidente nazionale Corrado Perona apriva autorevolmente il dibattito sul futuro associativo con un poderoso intervento indirizzato a Sezioni, Gruppi e singoli soci. A 90 anni dalla fine della Grande Guerra una delegazione della Sezione prese parte a commemorazioni in Arabba e sul Passo Falzarego assieme agli alpini in armi. Ottimo il bilancio dell’”Operazione Piave 2008” della Protezione Civile.

Il 2009 fu l’anno del 3° Raduno di “Quelli” della Brigata “Cadore”, previo grande lavoro di sanificazione all’interno della caserma “Fantuzzi” da parte dei volontari della Sezione. Con l’occasione la città di Belluno concesse la cittadinanza onoraria all’Associazione Nazionale Alpini. Nell’anno del 90° dell’A.N.A. molte penne nere furono chiamate a soccorrere le popolazioni vittime del disastroso terremoto dell’Aquila. L’Adunata nazionale fu celebrata a Latina, il cui territorio è cosparso di discendenti di veneti, in particolare anche di bellunesi, immigrati  nell’Agro Pontino per le bonifiche degli Anni Trenta. Puntuale infatti lo striscione: «Da Belluno a Latina. Memorie comuni di genti generose». Al Sacrario del Col Visentin furono apposte le targhe recanti i testi ufficiali della “Preghiera dell’Alpino” e della “Preghiera dell’Artigliere”.

Nella ricostruita Fossa, vicino all’Aquila, anche volontari bellunesi e il presidente della Provincia Gianpaolo Bottacin presero parte alla cerimonia per la consegna dei moduli abitativi promessi e realizzati dall’A.N.A. In ottobre tutti gli Alpini d’Italia emozionati per la beatificazione di don Carlo Gnocchi, cappellano delle penne nere in Russia. A Belluno l’evento fu celebrato con l’intensa serata “Cristo con gli alpini” affidata alle voci di Dino Bridda, Loris Santomaso e del coro “Monte Dolada”. Infine, bilancio positivo, anche tra alcuni giovani bellunesi, dell’operazione “Mini naja”, ma essa, pur ripetuta alcune volte in seguito, si sarebbe esaurita per… mancanza di finanziamento!

 

VERSO LA NUOVA SEDE

A maggio 2010 tutti a Bergamo, la “Città dei Mille”, per un’imponente Adunata nazionale con la nuova maglietta bianca e gli striscioni «Valore Alpino, esempio per i giovani» e «La forza del nostro passato speranza per il futuro». Intanto a Belluno il traguardo per una nuova sede sezionale si avvicinava sempre di più. A settembre bella trasferta a Bassano del Grappa per il Raduno Triveneto con un arrivederci al 2011 per analoga manifestazione a Belluno.

2011: anno ricco di importanti appuntamenti. Arrigo Cadore mise lo zaino in spalla per la quarta volta con Angelo Dal Borgo vicario; Giorgio Cassiadoro, Luigino Da Roit e Fortunato Panciera vice presidenti e Giuliano Pastori segretario. Soddisfazione per la concessione della cittadinanza onoraria di Belluno al 7° Reggimento Alpini. Grande Raduno Triveneto a giugno per celebrare anche i 90 anni della Sezione che vennero ripercorsi in sintesi sulle pagine del trimestrale sezionale. Emozionantissima l’Adunata nazionale a Torino per i 150 anni dell’Unità d’Italia con un fiume di penne nere bellunesi in riva al Po. Ennesima trasferta per i volontari della Protezione Civile: toccò alla Liguria colpita da nubifragi, smottamenti, alluvioni e devastazioni. Celebrati i 60 anni del Rifugio 7° Alpini al Pis Pilon alla cui costruzione contribuirono anche penne nere in armi nel 1951. Commosso addio di tanti alpini e artiglieri da montagna alla vecchia mula “Fina”: se ne andava un pezzo di una lunga e vecchia storia tra penne nere e i fedeli animali, compagni di tante avventure in pace e in guerra. Era stata acquistata dal Capogruppo di Ponte nelle Alpi/Soverzene Luigi Bristot, supportato da Benvenuto Prest, e partecipò, con il gruppo salmerie di Vittorio Veneto, a numerose manifestazioni rimanendo a carico del Gruppo stesso fino al naturale decesso.

L’anno 2012 vide attuarsi una decisione dapprima ritenuta rischiosa, ma, alla resa dei conti, rivelatasi poi meno preoccupante di quanto si fosse previsto alla vigilia. Bolzano accolse l’85a Adunata nazionale con particolare calore ed il bilancio della manifestazione fu senza dubbio positivo. Nell’Assemblea annuale furono in primo piano le questioni della sede sezionale e delle aperture del Museo del 7° ancora tutte e due da risolvere. “Clou” dell’annata fu la disputa delle prime Alpiniadi invernali che l’A.N.A. assegnò alla Sezione di Belluno e che si svolsero in valle del Biois con riconosciuto successo organizzativo. Nuova trasferta dei volontari di Protezione Civile per soccorrere le popolazioni dell’Emilia colpite dal terremoto e fu aperta anche una sottoscrizione fondi. Alle Paralimpiadi di Londra alfiere della bandiera italiana fu il socio del Gruppo Cavarzano Oltrardo Oscar De Pellegrin che portò a casa anche una brillante medaglia d’oro. Emozionante la chiusura d’anno: fu inaugurata la nuova sede di via Tissi 10 e Arrigo Cadore compì tra gli applausi un commovente “pas d’adieu”: così, per lui, la missione era davvero meritevolmente compiuta!

L’assemblea annuale del 2013 investì della presidenza Angelo Dal Borgo nel segno della continuità con Giorgio Cassiadoro vicario, Luigino Da Roit e Fortunato Panciera vice presidenti. Fresco di nomina Dal Borgo guidò la folta delegazione bellunese all’86a Adunata nazionale a Piacenza, dove un entusiasmante concerto della fanfara dei congedati della “Cadore” accompagnò una serata per il 50° anniversario del Vajont, tragedia rievocata con parole e toccanti immagini da Dino Bridda, direttore di “In marcia”, alla presenza di una delegazione di longaronesi con in testa il sindaco Roberto Padrin. Teatro gremitissimo, molta emozione e tanti struggenti ricordi dell’ottobre 1963.

In settembre Belluno accolse i partecipanti al 4° Raduno di “Quelli” della “Cadore”. In programma, fra l’altro, al Teatro Comunale, “Alpino una volta, alpino sempre”, uno spettacolo liberamente ideato e realizzato dagli alunni della classe 4a a. s. 2011-12 della scuola primaria “Gregorio XVI” di Bolzano Bellunese, in occasione del 70° anniversario della ritirata di Russia, con la partecipazione del Coro Minimo Bellunese e la regìa di Cinzia Cassiadoro.

Sempre in quell’anno Oscar De Pellegrin ricevette il premio “Penna Alpina per la nostra Montagna” della Sezione A.N.A. di Feltre, mentre l’Associazione “Amici del Nevegàl” assegnò alla Sezione il suo premio annuale. Infine, emozionante pellegrinaggio a Rossosch per i 20 anni del locale asilo costruito dalle penne nere e i 70 anni della tragica ritirata dal Don in Russia.

L’assemblea annuale del 2014 riconfermò presidente Angelo Dal Borgo con Lino De Pra vicario, Renato De Toni e Renzo Grigoletto vice presidenti. In quell’occasione si levò un grido di protesta per lo stato di degrado nel quale versavano alcune caserme vuote del territorio provinciale. All’87a Adunata nazionale di Pordenone grande bagno di folla e di… pioggia per un violento temporale che “accompagnò” la sfilata degli Alpini bellunesi. A luglio fu inaugurata anche la palazzina della sede che ospita una sala convegni con impianto audio-video e la Protezione Civile sezionale.

 

UN QUINQUENNIO INTENSO

Nel 2015 cominciarono le iniziative nel ricordo del Centenario della Grande Guerra. All’Assemblea annuale di marzo grandi elogi da parte delle istituzioni a favore degli Alpini, ma di contro qualche polemica sull’affitto ritenuto troppo oneroso per la nuova sede. L’Assemblea dei delegati a Milano eleggeva consigliere nazionale Michele Dal Paos di Puos d’Alpago. L’88a Adunata nazionale riunì in un grande abbraccio tutte le penne nere d’Italia e la popolazione dell’Aquila ancora martoriata dai segni del terremoto del 2009. Incisivi gli striscioni da Belluno: «L’Aquila torna a volare se tutti fanno il loro dovere» e «Il senso del dovere ricostruisce uomini e città». A giugno sul Col Visentin l’annuale raduno sezionale continuava a riproporsi chiamando a raccolta gli Alpini bellunesi, presenti sotto la pioggia anche al Raduno Triveneto di Conegliano. In chiusura d’anno mura imbrattate nella nostra sede in via Tissi e mesto addio alla penna nera Franco Fiabane, grande scultore e autore delle statue collocate sul Ponte degli Alpini. Infine la città di Longarone concesse la cittadinanza onoraria all’Associazione Nazionale Alpini anche in ricordo dell’aiuto avuto dalle penne nere in occasione del disastro del Vajont del 1963. Presenti il presidente Sebastiano Favero ed alcuni consiglieri nazionali di scorta al labaro.

2016: attenzione puntata su vari aspetti della solidarietà all’Assemblea annuale di marzo. Belluno ospitò l’annuale Convegno itinerante della stampa alpina che fu incentrato sul rapporto tra l’A.N.A. ed il mondo dei giovani italiani. Positiva trasferta ad Asti per l’89a Adunata nazionale con gli striscioni «L’Alpino è sempre giovane se la memoria vive ancora» e «Il ricordo dei vèci sostiene il passo dei giovani». Positivamente passati in archivio la consueta festa sezionale al Col Visentin e il Raduno Triveneto a Gorizia.

Momento “clou” dell’anno i festeggiamenti in Val Pettorina per l’assegnazione del 36° Premio “Fedeltà alla Montagna” all’alpino Dario Dorigo di Laste di Rocca Pietore che “conquistò” anche la copertina del giornale “L’Alpino”: la Sezione vanta così il primato nazionale del Premio con la vittoria in quattro edizioni (1981-1992-2003-2016). Volontari della Protezione Civile a Bolognola sui Monte Sibillini (MC) per la consegna di tre roulottes a terremotati del luogo devastato in estate.

Il 2017 si aprì con un’altra riconferma alla presidenza di Angelo Dal Borgo per un nuovo triennio con Lino De Pra vicario, Giuliano Moretti, Renzo Grigoletto e Costante Ganz vice presidenti. Quell’anno vide lo svolgersi della 90a Adunata nazionale con un’imponente sfilata per le vie di Treviso dove le penne nere bellunesi marciarono con gli striscioni «Il Piave mormora e noi lavoriamo in silenzio» e «I nostri nonni sul Piave. Noi dove l’Italia chiama». Ad aprile nella sede sezionale conferenza di Cesare Poncato sulla costruzione del ponte di Livenka, già Nikolajewka, a cura dell’A.N.A. nel 75° dei tragici fatti della campagna di Russia 1942-43. A giugno andò in scena anche la 5a edizione del Raduno di “Quelli” della “Cadore”, sempre con grande successo: momento centrale fu la proiezione del docufilm “Mani straniere sulla città di Belluno” che rievocava l’occupazione austro-tedesca nel cosiddetto “an de la fan” del 1917-18: soggetto e sceneggiatura di Cinzia Cassiadoro e Daniela Emmi, regìa di Giorgio Cassiadoro, consulenza storica di Dino Bridda. Per il Raduno Triveneto trasferta a Chiampo, mentre a Belluno si ricordarono anche i 130 anni della costituzione del 7° Reggimento Alpini e il centenario della scomparsa dell’aviatore Arturo Dell’Oro sui cieli di Belluno durante la Grande Guerra.

Il 2018 si aprì con un’Assemblea ancora una volta all’insegna del tema della solidarietà. Con l’occasione fu ufficializzata l’entrata nel mondo dei cori dell’A.N.A. del Coro “Adunata” diretto da Bruno Cargnel e presieduto dal col. Antonio Zanetti.

La 91a edizione dell’Adunata nazionale coincise con la chiusura delle manifestazioni per i 100 anni della Grande Guerra. Un buon numero di penne nere bellunesi “invase” Trento con gli striscioni «Impossibile un’Italia senza Alpini» e «Impossibile non provarci: siamo Alpini». Significativo il consueto raduno sul Col di Lana tra italiani, austriaci ed eugubini dopo cento anni dai fatti della prima guerra mondiale: è una manifestazione che si ripete ormai da parecchi anni ed è sempre molto partecipata in un clima di autentica fratellanza europea. In chiusura d’anno la grande tragedia della Tempesta Vaia vide penne nere e volontari della Protezione Civile della Sezione ammirevolmente in prima linea per parecchi giorni nelle fasi cruciali di un’emergenza senza precedenti che colpì le vallate bellunesi creando ingenti danni e molteplici disagi per lungo tempo.

2019: davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita a Belluno e a Longarone, al Teatro Comunale il coordinatore della Protezione civile sezionale Ivo Gasperin ebbe l’onore di parlare a nome di tutti i volontari nel ricordo di quanto fatto nei tragici giorni della Tempesta Vaia. Quell’anno vide anche il grande appuntamento della 92 a Adunata nazionale a Milano, là dove nel 1919 nacque l’A.N.A. I bellunesi ressero lo striscione: «Cent’anni di impegno solidale», frase emblematica che risuonò anche al Raduno Triveneto di Tolmezzo. In occasione del 55° di fondazione del Gruppo A.N.A. di Salce il suo periodico “Col Maór”, fondato da Mario Dell’Eva, ottenne il secondo posto al Premio della Stampa Alpina 2019. In una lettera l’A.N.A. chiese ufficialmente al Presidente della Repubblica che il 4 novembre ritorni vera festa nazionale.

LA PANDEMIA. MA POI SI RIPARTE

Con l’inizio del 2020 tutto era pronto per programmare un triennio di importanti avvenimenti per la Sezione: il suo Centenario, un nuovo Raduno Triveneto, un altro Raduno di “Quelli” della Brigata “Cadore” e la partecipazione alla 93a Adunata nazionale nell’inusitata sede di Rimini-S. Marino.

Purtroppo tutto subì una brutta e drastica battuta d’arresto a causa della pandemia. Era il febbraio del 2020 e non ci volle molto per capire che nel successivo maggio non avremmo potuto ritrovarci tutti a Rimini, così la grande manifestazione alpina di quell’anno fu rinviata all’anno seguente.

Nella primavera 2020, comunque, incombeva anche la necessità di rinnovare gli organi sociali arrivati a scadenza e così fu, anche se ci ritrovammo con qualche settimana di ritardo sulla normale convocazione della prima domenica di marzo. Inusitata fu anche la sede, ovvero il Palasport “De Mas” di Belluno che ci consentì di svolgere i lavori assembleari rispettando i distanziamenti e le norme vigenti in materia di contenimento del Covid-19. Fu un’assemblea emozionante, culminata con i festeggiamenti ad Angelo Dal Borgo che lasciava così il testimone a Lino De Pra con Ezio Caldart vicario, Giuliano Moretti, Mario Dall’Anese e Siro De Biasio vice presidenti.

Incombeva ormai anche la scadenza del Centenario. Il calendario delle celebrazioni ebbe un prologo il 18 ottobre con una significativa e partecipata manifestazione al Sacrario di Pian di Salesei in ricordo dei caduti di tutte le guerre. L’anno fu poi concluso con la S. Messa di Natale nella Basilica di S. Martino a Belluno, officiata dal vescovo mons. Renato Marangoni e destinata a diventare un appuntamento annuale nella vita della Sezione.

In apertura dell’anno 2021 i volontari della Sezione risposero all’appello delle istituzioni per essere impiegati nei servizi di supporto all’organizzazione dei Campionati mondiali di sci alpino a Cortina d’Ampezzo assieme a colleghi di altre Sezioni. Su un totale di 228 volontari presenti in quelle giornate (7-21 febbraio) quelli della Sezione di Belluno furono 182 che prestarono la loro opera per 930 giornate sulle complessive 1.162 così suddivisi: 159 nel servizio park (704 giornate), 21 nel servizio cucina (211 giornate), 2 nel servizio droni (15 giornate).

2021, l’anno del Centenario. Il 30 maggio al Palasport “De Mas”, nel pieno rispetto delle norme per il contenimento del Covid-19, si svolse l’assemblea annuale. Poche ma essenziali le cerimonie programmate per la Due Giorni del Centenario della Sezione (5/6 giugno). Tra queste ultime spiccarono “I percorsi ciclabili del Ricordo”, una ciclopedonata in mountain bike non competitiva per atleti A.N.A. per il collegamento ideale dei monumenti ai Caduti posti a Limana, Castion, Quantin e Vittorio Veneto. Obiettivo finale: portare gli atleti lungo i quattro itinerari sino al punto focale del Sacrario del Col Visentin dove riposano i resti dei caduti del 5° Artiglieria Alpina e del Gruppo “Val Piave” del 3° Artiglieria Alpina. Altra iniziativa: lo scoprimento di una targa-ricordo nel luogo che, a partire dal 19 giugno 1921, ospitò la prima sede della Sezione al civico n. 10 di via Carrera in Belluno.

Infine, sempre in tema di Adunata nazionale, se grande era stato il rammarico di tutte le penne nere quando fu di nuovo rinviata da maggio all’autunno 2021, sempre nel maggio dello stesso anno, perdurando una preoccupante emergenza sanitaria, non si poté fare altro che ricollocare l’Adunata di Rimini al maggio 2022. Parallelamente fu rinviato anche il Raduno Triveneto a Belluno al 2023.

2022: il 24 gennaio a Longarone il presidente nazionale Sebastiano Favero incontrò le delegazioni delle Sezioni di Belluno e Cadore sul tema del futuro associativo. Incisiva la relazione di Stefano Fregona a nome delle due Sezioni. Il tema rimase scottante e di difficile soluzione e continuerà ad essere all’ordine del giorno della vita dell’A.N.A. Il 29 gennaio emozionante cerimonia all’Ossario di Mussoi nel 79° della battaglia di Nikolajewka: l’evento diventò poi ricorrenza annuale.

L’assemblea del 6 marzo risentì degli echi positivi del Centenario e fece sentire a tutti la voglia di ripartire per saltare gli ostacoli frapposti dalla pandemia alla normale attività associativa. Volontari della Sezione parteciparono a varie operazioni per l’invio di aiuti all’Ucraina invasa dalla Russia. Nel Convegno itinerante di Limone del Garda il tema dibattuto fu quello del rapporto tra stampa alpina e stampa generalista. Con l’occasione al Gruppo di Salce fu consegnato il preannunciato secondo premio del concorso della stampa alpina per l’attività del periodico “Col Maor”.

Sul versante sportivo quarto posto della Sezione al Campionato di slalm gigante all’Aprica mentre il biker Ivo Savi conquistò il bronzo ai Master svoltisi in Patagonia.

In quell’anno riprese il ritmo regolare delle Adunate nazionali, sospeso causa pandemia negli anni 2020 e 2021, e l’evento si svolse a Rimini-S. Marino con buona partecipazione anche delle penne nere bellunesi, ma il giudizio conclusivo fu carico di parecchie perplessità: in riva all’Adriatico si respirò poca alpinità…

Evento clou dell’annata fu il sesto Raduno di coloro i quali prestarono servizio militare nella Brigata Alpina Cadore. Ricco come sempre il programma della tre giorni di giugno con concerti corali, un convegno sull’agricoltura di montagna, esibizioni della Fanfara congedati della “Cadore”, il tutto concluso con l’imponente sfilata per le vie cittadine di Belluno sotto un sole cocente.

Al termine del Raduno Triveneto la Sezione di Asiago passò la “stecca” a quella di Belluno che già stava lavorando per il grande avvenimento del 2023.

Significativa la trasferta di una delegazione sezionale a Monaco di Baviera dove fu apposta una targa ricordo dei soldati bellunesi colà sepolti nel cimitero militare italiano d’onore.

In autunno furono onorati gli appuntamenti annuali del pellegrinaggio a Milovice, dell’anniversario della tragedia del Vajont e della cerimonia al Sacrario di Pian di Salesei, mentre il giornale sezionale pubblicò una corposa relazione di Ivo Gasperin sui numerosi interventi del Nucleo di Protezione Civile. Note positive, infine, in campo sportivo con buoni risultati alle Alpiniadi estive, alla 24 ore di S. Martino e nel Tiro a segno.

LA STORIA E’ ANCORA CRONACA

Siamo così giunti al 2023, anno che rimarrà nella storia di questa Sezione come uno dei più impegnativi, ma anche dei più degni di essere ricordati grazie al grande successo del Raduno Triveneto. Già l’assemblea di marzo faceva presagire un grande avvenimento affidato alla cabina di regia di un efficiente Comitato organizzatore, coordinato da Stefano Fregona, e del rinnovato Consiglio direttivo con Lino De Pra, rieletto presidente; Ezio Caldart vicario, Mario Dall’Anese, Umberto Soccal e Giovanni Da Pra vice presidenti; Giuliano Pastori alla segreteria generale; Nadia Bortot a quella della Protezione Civile coordinata da Ivo Gasperin; Giuseppe Colferai segretario del Consiglio direttivo, Eraldo Carrera cassiere con Michele Dal Paos tesoriere; Giovanni Dalla Rossa addetto al tesseramento; Pier Emilio Parissenti e Angelo Magro responsabili delle squadre agonistiche; Franco Licini referente del Centro Studi; Dino Bridda e Tiziano Costa responsabili stampa e sito internet.

Note positive arrivarono anche dagli esiti dei Campi Scuola che fecero bene sperare per un loro proficuo proseguimento nel nostro tentativo di dare risposte concrete alla voglia dei giovani di impegno, disciplina, solidarietà ed amicizia.

Il Raduno Triveneto a Belluno fu preceduto dall’imponente 94a Adunata nazionale a Udine sul tema “Alpini, la più bella famiglia”. Poi a metà giugno andò in scena a Belluno un “Triveneto” tutto da incorniciare e ricco di emozioni con parecchie manifestazioni collaterali: performance teatrale di Sandro Buzzatti ne “Il Corpo e l’Anima”, concerti di cori in città e nelle periferie, esibizioni entusiasmanti della Fanfara dei congedati della “Cadore” e di altri complessi strumentali anche nei Comuni limitrofi, una mostra per il 60° del Vajont a Palazzo Bembo, una S. Messa al Santuario del Nevegàl. Infine la sfilata della domenica dai numeri importanti e benedetta dal buon tempo atmosferico. Ottimo il bilancio organizzativo e morale e penne nere bellunesi più che soddisfatte!

Purtroppo qualche settimana dopo la nostra Sezione pianse la scomparsa del presidente emerito Arrigo Cadore: fu una triste notizia che segnò in negativo un’annata ricca di positività. Le “sue” penne nere lo ricordarono in una S. Messa nella chiesa di Sospirolo, ma la memoria della sua intensa e lunga attività a favore della Sezione rimarrà per sempre in tutti i soci.

Il 16 luglio protagonisti di uno degli eventi del 60° del Vajont furono gli artiglieri da montagna che celebrarono un riuscito Raduno a Longarone per iniziativa delle Sezioni Artiglieri della provincia di Belluno con la collaborazione del Comune di Longarone e della Fondazione Vajont.

Protezione civile sempre all’opera con un puntuale intervento tra acqua e fango in Emilia Romagna con i nostri volontari infaticabili in prima linea. Assai apprezzabile e degno di plauso l’elenco delle attività svolte nel corso di un’annata molto impegnativa.

Non meno onorevole fu la presenza delle penne nere bellunesi sul versante sportivo. Vittoria nel Trofeo per Sezioni al Campionato di slalom gigante allo Zoncolan (Udine) con buoni piazzamenti individuali. Belluno terza nella 24 ore di S. Martino, ai piedi del podio al Campionato di sci di fondo a Bagni di Vinadio (Cuneo) e nono posto a quello di sci alpinismo di Prali (Torino). Ottimi piazzamenti anche del Nucleo Cinofilo nei campionati nazionali dell’A.N.A. Ancora una volta a fare la differenza sono i numeri: con qualche atleta in più la Sezione di Belluno potrebbe installarsi più spesso nei piani alti del podio e le Alpiniadi invernali del 2024 erano già alle porte…

Dino Bridda ha contribuito fattivamente a ricostruire gli eventi di questo quinto periodo: a lui un sentito ringraziamento!