Il Museo del 7° Reggimento Alpini

IL MUSEO
Il Museo
VILLA PATT A SEDICO

Nel museo trova spazio il materiale recuperato dalla caserma “Salsa” e consta di n. 160 armi, n. 148 cimeli vari, n. 271 documenti e n. 33 donazioni private. Tutto è stato posizionato nei locali di Villa Patt encomiabilmente ristrutturati dalla Provincia a cura del Progettista – Direttote Lavori arch. Alberto Erseghe, con la consulenza dello storico prof. Lucio Fabi e coadiuvato dal m.llo Gianrodolfo Rottasso. 

Attraverso un percorso di quasi un secolo e mezzo di storia, al visitatore viene raccontata la storia del 7° Alpini attraverso fotografie e documenti, armi e reperti raccolti e custoditi nel corso del tempo in quello che fu il “Museo-Sacrario” della caserma “Tommaso Salsa” di Belluno.

Il progettista ha esemplarmente restituito la storia del 7°, “…all’interno degli eventi bellici e delle trasformazioni politiche sociali del novecento … senza cadere nel pericolo di fare di un museo la replica di un negozio di rigattiere oppure un peana della nostalgia”.

LE ORIGINI DEL MUSEO DEL 7°
L'urna con le terre
Il Comandante carlo ghe

Nel 1937 ricorreva il Cinquantesimo della fondazione del 7° Reggimento Alpini. Era allora comandante il col. Carlo Ghe e nel cortile della caserma “Salsa”, alla base del monumento (opera della scultore ten. alp. Silvio Zaniboni da Riva del Garda), venne deposta una urna in ferro battuto (disegno dello stesso col. Ghe) che conteneva le terre dei luoghi ove i battaglioni del “Settimo” combatterono. Ricorreva anche il ventennale della Vittoria e il col. Ghe ideava così la creazione di un Museo-Sacrario. 

Singoli alpini, enti vari, personalità contribuirono validamente a far sì che il Museo-Sacrario venisse ufficialmente inaugurato il 13 dicembre 1939. In tre sale della stessa caserma “Salsa” erano stati raccolti i ritratti delle Medaglie d’Oro, trofei dei vecchi battaglioni, bandiere, labari, gagliardetti, cimeli della guerra d’Africa, le immagini di 27 (su 31) colonnelli che hanno comandato il “Settimo”. Poi specchi, diari sintetici, diorami, rare fotografie, schizzi e cartine topografiche eseguite a penna in prima linea da più o meno esperti topografi. Ancora ricordi dell’occupazione austriaca di Belluno, avvenuta dopo Caporetto e durata un anno.
(da: Storia del 7° Reggimento Alpini – Barilli

Durante la Seconda Guerra Mondiale, il 14 giugno 1944, i reperti furono salvati dalle prede delle truppe germaniche che occuparono la città, dal cap. Amedeo Burigo che riuscì, con uno stratagemma, ad occultarli in alcune casse, compresa la bandiera del 14° Genio di stanza alla “Fantuzzi” e a trasportarli in un luogo sicuro della città. Poi, a guerra finita, tutto il materiale fu riconsegnato e il 3 maggio 1945 trasferito a Tolmezzo, presso la sede dell’8° Alpini, in attesa della ricostituzione del “Settimo Alpini”, per ricollocarlo nella caserma “Salsa”, dopo il 1953, ove rimase fino al 2003. 

Villa De Manzoni ai Patt
I presidenti Oscar De Bona e Franco Patriarca

La scarsa visibilità del Museo del 7° è sempre stato un cruccio per il compianto presidente Mario Dell’Eva che ha sempre ambito di trovare locali consoni a far partecipe il maggior pubblico possibile all’esposizione del numeroso materiale,. 

Alla ritrosia dei militari comandanti del 7°, detentori legittimi della disponibilità dei reperti, si aggiungeva la difficoltà di reperire a Belluno un sito adeguato, ma intanto il materiale deperiva con scarsa cura e più volte fu paventato anche il trasferimento in altri luoghi, se non addirittura la sua dispersione. 

La soppressione della Brigata “Cadore” e di numerosi reparti Alpini diedero la stura alle reali preoccupazioni della Sezione Alpini di Belluno di perdere questo patrimonio e furono così, in modo più o meno larvato, interessati varie istituzioni affinché si provvedesse a trovare una ubicazione stabile e che almeno fosse redatto un inventario di tutto il materiale disponibile. Fu proposta anche la costituzione di un comitato in difesa del Museo per salvaguardarne la permanenza in Belluno, coinvolgendo anche le Sezioni Alpine di Feltre, Cadore e Valdobbiadene affinché ne fosse curato il trasferimento e la migliore gestione dei reperti. 

Purtroppo il tempo passava e non si approdava ad alcun risultato ma i numerosi solleciti della Sezione Alpini di Belluno ottennero almeno che, il Presidente della Provincia di Belluno, Oscar De Bona, il 17.02.1997, scrivesse ai vari uffici militari auspicando che tutto il materiale inerente la raccolta di cimeli storici del museo del 7° Alpini non andasse trasferita al di fuori della Provincia di Belluno.

Alle preoccupazioni e proposte dell’A.N.A. seguirono varie assicurazioni:

– Il 17.03.1997, il Generale Comandante del 4° Corpo d’Armata Alpino Angelo Becchio, assicurava per il mantenimento dei cimeli del Museo in Belluno nella caserma Salsa sede del 16° rgt. alp. “Belluno”.
– Il 12.01.1998, il gen. C.A. Salvatore Sabatino, comandante la Regione Militare Nord Est, concordava con le soluzioni prospettate dall’A.N.A. di trovare adeguata sistemazione nella caserma “Fantuzzi”.
– Il 23.07.1998, Il sindaco di Belluno Maurizio Fistarol, concordando per la redazione dell’inventario, rilevava di non breve durata le trattative in corso per l’acquisizione delle caserme “Tasso” e “Fantuzzi”.
– Il 24.07.1998, il gen. Primo Gadia, dal Capo di Stato Maggiore Regione Militare Nord, tranquillizzava sulla sorte del museo del 7°, ricordando che il sindaco di Belluno, in trattativa per l’acquisto della Fantuzzi, avrebbe espresso l’intendimento a riservare tutto il piano terra dell’immobile per la sua dislocazione.
– Il 19.10.1998 il gen. Pasquale De Salvia Comandante le Truppe Alpine con sede in Bolzano conveniva sulla disponibilità per le soluzioni proposte dall’A.N.A..

Le cose andavano però per le lunghe e emergevano oggettive impossibilità di trovare disponibilità di locali in città. Finalmente il presidente della Provincia offrì alcuni locali di villa Patt in Sedico, che dista da Belluno soltanto 11 chilometri e teneto conto che la consegna del materiale del museo doveva essere assicurata ad un ente o istituzione che garantisse affidabilità e continuità costante per il futuro, il Consiglio Direttivo della Sezione Alpini di Belluno, il 29.01.2000, unanimemente decideva di aderire alla soluzione offerta dalla Provincia. 

Subito dopo Franco Patriarca, presidente della Sezione Belluno, comunicava alla Provincia l’unanime consenso per la sistemazione dei locali destinati al museo, offrendo ogni possibile appoggio anche di manodopera. 

All’incontro che seguì il 10.02.2000, tra i componenti della presidenza della Sezione (Patriarca – Poncato – Cadore – Dal Borgo – Dell’Eva) con il presidente della Provincia De Bona e l’assessore Todesco, la Sezione Alpini si concordò di richiedere ufficialmente il benestare al Comando Truppe Alpine per il trasferimento nella villa Pat (ex Villa De’ Manzoni) e l’affidamento del museo del 7° Alpini alla Provincia. 

Il parere favorevole del comando militare, per il quale si adoperò anche il gen. Angelo Baraldo, giunse il 22.03.2000 e il 15.01.2001, il presidente della Sezione inviava alla Provincia il progetto estimativo di massima per il recupero di una porzione della villa Pat, elaborato dagli alpini Savio Alessandro – De Toni Renato. 

Finalmente, anche il 26.09.2002, il Comando Truppe Alpine, con il parere favorevole dello Stato Maggiore dell’Esercito, autorizzava il trasferimento dei cimeli dai locali del 16° CIL di Belluno a villa Pat in Sedico. 

La Provincia ebbe quindi via libera per trovare i finanziamenti adeguati e predisporre un progetto per ristrutturare i locali dove allestire il museo. Il cammino fu ancora lungo, ma già nel 2002 furono approvati sia il progetto preliminare e sia quello esecutivo in linea tecnica; poi il finanziamento con i contributi della Regione Veneto e della 
Fondazione Unicredit Banca spa e infine, il 20 dicembre 2005 poterono iniziare anche i lavori d’allestimento del museo del 7° Reggimento Alpini, che racconta la situazione storica nell’arco temporale dell’esistenza del 7° Reggimento Alpini. Siamo contenti di affermare che la pazienza è stata premiata perché ne è valsa veramente la pena dando atto a quanti si sono adoperati, soprattutto ai dipendenti dell’ufficio tecnico Provinciale e agli amministratori che in modo così egregio hanno lavorato affinché, il prezioso gioiello, potesse essere inaugurato il 2 giugno 2007. 

CENNI DEI CONTENUTI MUSEALI
I Gagliardetti
I gagliardetti

Al piano terra, all’ingresso, nella reception sono stati posizionati i numerosi gagliardetti. 

Una delle riproduzioni delle divise
LE DIVISE

Nella prima stanza sono esposte le divise secondo la trasformazione degli equipaggiamenti nel tempo. 

Nelle bacheche sono custodite le armi e il “medagliere del generale Rossi” (periodo 1911 Libia 1943). 

Tra il vano ascensore e la scala, in analogia, quale strumento di comunicazione, è illustrata la teleferica.

 

I Cippi
I CIMITERI ED I CIPPI

Al piano superiore, un grande pannello esalta i cimiteri di guerra e i cippi ricordo. 

Un diorama racconta, con immagini e proclami recitati, la storia militare del 7°, dalla sua formazione all’inizio della I° Guerra Mondiale, dalla guerra in Albania alla ricostruzione del 7° nel 1954. 

Una piccola sezione documenta la stratificazione della trincea.

La seconda sala è dedicata alle fotografie; sono esposte le immagini che mostrano modi diversi nel tempo di guardare e raccontare la storia dei tempi di guerra.

... elmetto
CIMELI

In una terza saletta trova spazio il piccolo Sacrario che raccoglie targhe e diplomi, immagini fotografiche di eventi celebrativi straordinari, libri che esaltano l’amor patrio, oggetti di valore simbolico: come l’elmetto, la spada e documenti appartenuti al comandante col. Rodolfo Psaro morto sul fronte greco-albanese l’8 dicembre 1940 e la bandiera insanguinata che avvolse il corpo morente del sottotenente Nonis caduto sullo stesso fronte. 

Nella quarta sala intitolata al “Ricordo e preda bellica” sono esposti gli oggetti raccolti e/o trafugati nei luoghi ove il 7° ha operato militarmente. 

La Bandiera macchiata di sangue
GLI ALBUM

La quinta stanza ospita l’archivio storico visitabile solo se accompagnati dal personale di custodia.

Tre monitor mostrano le immagini tratte dagli album fotografici:
1 – album di un ufficiale italiano che documenta la Grande Guerra sul fronte Dolomitico;
2 – album di fotografie che documenta l’azione militare di mina e conquista del Castelletto;
3 – album fotografico del btg. Uork Amba.
4 – album delle medaglie d’oro del 7° Reggimento Alpini.

VISITE DOVE E QUANDO

Il Museo Storico del 7° Reggimento Alpini è aperto solo su prenotazione.

Riferimento: Cristina Busatta
Provincia di Belluno – Servizio Cultura
Via S. Andrea, 5 – 32100 BELLUNO

tel: 0437 959162
email: c.busatta@provincia.belluno.it